Cari Reatini,
come sicuramente saprete il territorio della nostra provincia è interessato dall’attraversamento di una ferrovia. Sì, proprio quella ferrovia di cui se ne parla da 150 anni e che da 150 anni politicanti di ogni risma hanno promesso per poi miseramente fallire, mostrando quindi grandi capacità nell’accaparrare voti e scarsissime nell’amministrare con saggezza e quindi dotare, ad esempio, il nostro territorio di qualcosa che sia utile. La storia si ripete. La storia degli scempi. Come gli scempi delle splendide mura di Rieti nel passato, scempi talmente criminali da essere penetrati nella memoria anche dei più giovani: sforacchiate, abbattute per far spazio alle speculazioni (e anche lì si usò a pretesto, guarda caso, una ferrovia), e poi le torri di porta Cintia, la distruzione di piazza Oberdan, che ben si sposa con lo scempio degli attuali imbocchi del parcheggio sotterraneo a ridosso delle mura, sfregio alla bellezza, sfregio alla già difficile viabilità, sfregio all’intelligenza.
Ma torniamo alla ferrovia. Vi ricordate? In campagna elettorale fu annunciata la mitica Ferrovia dei Due Mari… nome roboante, dagli echi futuristi, un’Opera con la O maiuscola. Rieti, finalmente, dopo duemila anni sarebbe dovuta tornare al centro degli scambi commerciali tra un mare e l’altro, e avrebbe trainato lo sviluppo dell’intera provincia. E finalmente sarebbe risorta Amatrice, Antrodoco… Insomma tutti noi abbiamo immaginato un gioiello di ferrovia, ipertecnologica, in grado di far viaggiare merci in sicurezza e velocità e in grado finalmente di risolvere gli annosi problemi dei pendolari, portandoli in un’ora scarsa nel cuore di Roma… e poi piccole stazioni intermedie per corse turistiche che avrebbero rivitalizzato luoghi tanto straordinari quanto depressi. Insomma la provincia di Rieti avrebbe vissuto uno straordinario “miracolo” economico, anzi una vera e propria “età dell’oro”.
Ma vediamo come sono andate le cose. Nel 2001 l’Opera viene inserita tra le Grandi Opere di interesse strategico nazionale, cioè nelle Opere della cosiddetta Legge Obiettivo. E qui, subito, la prima magagna: aspettavamo di leggere Ferrovia dei Due Mari e invece leggiamo Rieti-Roma, un misero pezzetto, abbiamo il dubbio che a Porto d’Ascoli non ci arriveremo mai, ma pensiamo che intanto è meglio di niente, che perlomeno qualcosa si muove nella giusta direzione, tanto che il CIPE stanzia circa 350 milioni di euro, cifra più che congrua per realizzare la ferrovia. Pensiamo pure che sarà velocissimo realizzarla, dal momento che la Terni-L’Aquila fu realizzata nel 1881 in due anni e mezzo e che ora le tecnologie di costruzione sono enormemente più efficienti… ci si impiegherà un anno scarso, pensiamo…
Parte la progettazione: un primo progetto preliminare, quello dell’Università Roma Tre, che costava 300 milioni di euro e che teneva conto dei piani regolatori dei vari comuni interessati dal tracciato, oltre a rispettare l’ambiente evitando il più possibile gallerie e viadotti, viene fatto fuori insieme all’assessore in Regione che lo aveva commissionato (Roma Tre lo fece “aggratis”, ndr). Il nuovo assessore incarica invece Italferr, società di RFI, che, pagata una barca di soldi (i nostri soldi, ndr) tira fuori nel 2003 un progetto preliminare della Rieti-Roma faraonico: tutto viadotti e gallerie e quindi dal costo improponibile di circa 800 milioni di euro e dai tempi di realizzazione inestimabili (diciamo almeno una ventina di anni se ci fossero tutti i soldi e se tutto dovesse procedere senza intoppi), e che sventra irrimediabilmente tutto il territorio. Ovviamente (sic!) tutti i nostri rappresentanti nelle istituzioni (Regione, Provincia e i vari Comuni) esprimono parere positivo, ad eccezione del Comune di Fara che lo boccia definendolo devastante, invitando Italferr a ripensare il percorso.
Italferr tiene conto del parere di tutti tranne di quello del Comune di Fara e produce a novembre 2005 il progetto definitivo dell’Opera. Ma qui sta il bello. In fase esecutiva il progetto ha riservato tutti i soldi previsti dal CIPE per la Rieti-Roma (49 km), cioè i circa 350 milioni di euro a disposizione, per il solo tratto Passo Corese-Osteria Nuova (22 km). I 22 km più costosi del mondo! La società di progettazione Italferr non ha nemmeno più previsto il tratto ulteriore Osteria Nuova-Rieti, che è letteralmente sparito dal progetto definitivo (che per molti sarebbe addirittura impossibile da realizzare dal momento che nel preliminare era previsto lo sfondamento in galleria delle Capore, sorgente di ampissima portata che alimenta Roma), lasciando così il capoluogo definitivamente senza ferrovia, e decidendo che la costruzione inizi da Passo Corese e prosegua in direzione Osteria Nuova… Mhmm… ma non dovevamo fare la Ferrovia dei Due Mari? Non dovevamo collegare Rieti dappertutto e far rinascere l’intera provincia? E non ci eravamo poi comunque accontentati della Rieti-Roma? Da notare l’ordine dei due luoghi: significa da Rieti a Roma, perché è Rieti che ha bisogno della prima pietra, è Rieti che deve uscire dall’isolamento, non Roma… Già il fatto che la prima pietra non si mette a Rieti spiega tutto…
Alcuni dettagli dell’Opera: un solo binario, senza stazioni intermedie, niente traffico merci, estensione della FM1 e il tempo di percorrenza record di 22 minuti da Osteria Nuova a Passo Corese, giusto in tempo per stare in un’ora (!) a Roma Tiburtina. Quindi cari pendolari Reatini, se parcheggiaste l’auto ad Osteria Nuova invece che a Passo Corese, allunghereste di ben 10 minuti il vostro attuale viaggio, interessante vero?. E se mai tra svariati decenni la ferrovia dovesse arrivare a Rieti sappiate che sarà praticamente impossibile impiegarci meno di un’ora e mezzo per arrivare a Roma: una vera TAV! La TAV dei Due Mari!
In questi due mesi Regione, Provincia e Comuni hanno riconosciuto che l’Opera, anzi l’Operetta, sarebbe da ripensare e che per Fara in Sabina il progetto è effettivamente devastante, ma hanno deciso di esprimere comunque parere favorevole al progetto definitivo, lasciando solo il nostro sindaco Tersilio Leggio ad opporsi e ad annunciare un ricorso del Comune al TAR. Pare che abbiano giustificato il non opporsi con il fatto che comunque l’Operetta è importante e che comunque tutti quei soldi è bene non perderli… Una classe politica senza classe, e oramai senza neanche più politica. La storia si ripete. Ancora una volta.
Quindi il progetto definitivo è stato approvato e sta per essere deliberato l’impegno di spesa, probabilmente con il CIPE del 24 marzo, si parla di uno stanziamento di 110 milioni circa, buoni per distruggere quello che ancora resta da distruggere, pagare qualche consulenza o provvigione e realizzare la prima Grande Opera Incompiuta della Sabina. Complimenti ai suonatori!
Ed ora veniamo a noi, al territorio di Fara in Sabina, che ospita oltre 14 km dei 22 da realizzare. Qui oltre 200 proprietari, a loro insaputa, hanno già subito vincoli sulle loro proprietà a causa di un piano degli espropri decisamente corposo, dovuto al fatto che il tracciato spezza in due l’area comunale, squarciando la zona più importante nella produzione dell’olio DOP della Sabina. La ferrovia attraversa, oltre agli uliveti, anche territori abitati sfiorando di pochi metri le case: dai 5 ai 20 metri dai binari per capirci (quelle centrate vengono invece espropriate per essere abbattute). Poi passa tra attività agrituristiche e imprenditoriali, luoghi di culto, siti archeologici e splendidi paesaggi millenari.
Le aziende a cui verranno appaltati i lavori opereranno poi ulteriori espropri, che al momento non siamo neanche in grado di prevedere. Gli espropri già previsti rendono comunque già l’idea di quello che sta per accadere, basti solo pensare al fatto che 5.000 ulivi tra secolari e di nuovo impianto verranno inesorabilmente tagliati (nell’antica Grecia era prevista la pena di morte per chi avesse tagliato anche un solo ulivo…, ndr).
Dei 14 km di ferrovia sul territorio di Fara in Sabina soltanto il 30% verrà costruito su rilevato o trincea. Verranno scavate oltre 5 km di gallerie e realizzati circa 4 km di viadotti. Ci saranno anche gallerie artificiali, in sostanza nuove colline destinate a modificare il paesaggio e il microclima, per oltre 1 km. I viadotti saranno ben 13, di cui 3 giganteschi, lunghi tra i 500 e i 700 metri di lunghezza, con altezze tra i 30 e i 40 metri, visibili da decine di chilometri. Altri 8 saranno lunghi tra i 100 e i 300 metri, di pari altezze e disseminati per tutto il percorso, alternati alle gallerie. I piloni dei viadotti avranno una sezione di oltre 5 metri e saranno in totale 156. Ciascun pilone appoggerà su una base di cemento sotterranea di circa 10 metri di lato e 4 di altezza e con fondamenta tra i 40 e i 50 metri.
È certo che le 156 perforazioni per le fondamenta dei piloni e i 5 km di gallerie scavate devieranno una gran parte delle falde acquifere, creando un dissesto idrogeologico senza eguali nella storia del territorio della provincia di Rieti, riducendo in secca pozzi, ruscelli e sorgenti un po’ in tutto il territorio del Comune di Fara in Sabina. Il tutto senza calcolare i riflessi sanitari e viari legati all’apertura dei tantissimi cantieri previsti e all’attività delle cave e delle discariche – di cui una ubicata sciaguratamente proprio sotto l’Abbazia di Farfa – con emissioni di polveri sottili e agenti inquinanti per oltre un decennio, oltre a un traffico incessante di mezzi pesanti su vie normalmente utilizzate per il traffico comunale e turistico.
E ci sarebbero tantissime altre cose da spiegarvi su questo nefasto progetto che distrugge completamente il nostro habitat così come lo conosciamo, compromettendo definitivamente ogni possibile sviluppo in ambito turistico, e che mette seriamente a repentaglio le attività imprenditoriali ed agricole un po’ ovunque, da Ponticchio-Grottaglie a Baccelli, da Coltodino a Prime Case, da Montegrottone a Canneto ecc.
Noi siamo un gruppo di cittadini che fino all’altro giorno neanche si conoscevano, di ogni estrazione, dalle storie e dalle idee diverse, ma che si sono ritrovati insieme, e che si sono costituiti in Comitato, per intraprendere e cercare di vincere una battaglia che ci deve trovare tutti uniti per difendere la nostra terra, i nostri investimenti e il nostro futuro, contro un’opera che risulta essere puramente distruttiva. Al già gravissimo danno si aggiunge la beffa: l’opera non prevede, né consentirà in futuro, la realizzazione di stazioni intermedie, né sul nostro territorio, né altrove. Un’opera quindi di circa 350 milioni di euro, frutto delle fatiche di tutti i cittadini, che, per come è stata progettata, risulta essere di nessuna utilità pubblica. Richiediamo quindi che venga rifatto da capo il progetto di questa ferrovia, negli interessi non solo dei residenti di Fara in Sabina, ma di tutti i cittadini Rieti e della provincia, oltre che di tutti i contribuenti.
Questi sono solo alcuni dettagli di un’opera sciagurata, che è destinata – ci preme ribadirlo e sottolinearlo – a non raggiungere il capoluogo Rieti, e che non è quindi affatto di pubblica utilità, mentre pare rispondere evidentemente a interessi privati legati alle lobby politico-affaristiche del cemento, delle perforazioni e delle speculazioni edilizie.
Cari Reatini, la provincia di Rieti è pronta a dar vita all’ennesimo scempio che ucciderà per sempre ogni ambizione di sviluppo della nostra terra. Evidentemente “paga” molto di più far avanzare il degrado della periferia romana nel nostro territorio piuttosto che spendere bene i nostri soldi in qualcosa di utile e che funzioni, e migliorando innanzi tutto quello che abbiamo. Che fine ha fatto il raddoppio della Salaria? E perché, intanto, non ripristinare da subito la Freccia del Gran Sasso, cioè il diretto Rieti-Terni-Orte-Roma Tiburtina-Roma Termini in grado di portare i Reatini, senza alcun lavoro infrastrutturale e a costi risibili, nel cuore di Roma in un’ora e mezza?
Chiediamo quindi a tutti i cittadini di ribellarsi a questo ennesimo scempio, all’ennesimo inganno che puzza molto di bruciato. Noi siamo già diverse centinaia ad aver firmato un ricorso al TAR che stiamo portando avanti autonomamente, con la fragorosa assenza a fianco a noi delle istituzioni e di tutte quelle realtà in qualche modo legate ai partiti, con la sola meritoria eccezione del sindaco Leggio, che continua ad opporsi a questa follia. Per unirsi a noi serve veramente poco, è sufficiente amare la nostra terra ed essere disposti a difenderla da quello che pare essere un attacco dissennato e distruttivo all’ultimo ambiente ancora incontaminato alle porte di Roma. Lo si fa con una firma, affinché la storia per una volta non si ripeta. Noi siamo qui, con voi.
Fara in Sabina 17 marzo 2006
IL COMITATO NUOVO TRACCIATO
www.ferroviarietipassocorese.paolocampanelli.com
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